Recensione: Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro.

Recensione: Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro.

Trama:

Olga è nell’età in cui si fanno bilanci. Malata, sente il bisogno di raccontarsi, di ripercorrere la sua giovinezza, il suo matrimonio infelice e le vicende che hanno condotto sua figlia Ilaria a una morte precoce. Ha così inizio la sua lunga confessione alla nipote Marta. Nel gesto della scrittura, pacata ma intensa e commovente, Olga ritrova finalmente il senso della propria esistenza e della propria identità. Una storia forte e umanissima che ha emozionato lettrici e lettori di ogni età: un romanzo di sentimenti forti, dove la forma epistolare diventa quasi flusso di coscienza: racconto di sé e del segreto che ha segnato più vite. Un libro più attuale che mai, che ci mette di fronte ai nostri sentimenti e all’importanza delle relazioni.

Tutte le volte che sento qualcuno dire com’erano belli gli anni di scuola e rimpiangerli resto interdetta. Per me quel periodo è stato uno dei più brutti della mia vita, anzi forse il più brutto in assoluto per il senso di impotenza che lo dominava. Per tutta la durata delle elementari sono stata combattuta tra la volontà di restare fedele a ciò che sentivo dentro di me e il desiderio di aderire, sebbene lo intuissi come falso, a ciò che credevano gli altri.

Viste dall’esterno molte vite sembrano sbagliate, irrazionali, pazze. Finché si sta fuori è facile fraintendere le persone, i loro rapporti. Soltanto da dentro, soltanto camminando tre lune con i loro mocassini si possono comprendere le motivazioni, i sentimenti, ciò che fa agire una persona in un modo piuttosto che in un altro. La comprensione nasce dall’umiltà non dall’orgoglio di sapere.

Considerazioni:

Succede che qualche giorno fa ricevo un regalo inaspettato: un libro, da una persona a me molto cara. E’ una prima edizione, trovata per caso in vendita online e di cui subito mi sono innamorato. Si tratta di “Va’ dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro. Il libro, ingiallito dal tempo, ma integro in tutte le sue parti porta alla sua fine un piccolo frammento di vita altrui, un ricordo, registrato e arrivato nelle mie mani: finito di leggere sul treno Mestre-Milano il 23 Novembre 1994.  Forse sono troppo sentimentale ma questa breve frase mi commuove. La mia vita sfiora quasi trent’anni dopo la vita di una persona sconosciuta che lesse lo stesso libro che oggi ho io tra le mie mani. I libri riescono a superare gli anni e le generazioni, e le versioni usate e usurate sono così romantiche nei segni del tempo che portano in ogni loro pagina. Questa prima edizione fu edita dalla Baldini&Castoldi e pubblicata proprio nel’94.  Ci troviamo a Opicina (Trieste) e dentro la sua casa una nonna inizia a scrivere una lunga lettera-diario a sua nipote, lontana fisicamente e allontanatasi con il tempo anche sentimentalmente. Olga, ripercorre a ritroso la sua vita e cerca di raccontarsi senza più maschere, nell’intima convinzione di avere soltanto poco tempo davanti a sé. Raccoglie le forze e riordina i ricordi, per lasciare traccia scritta di una confessione che possa spiegare a sua nipote chi è stata e chi è sua nonna oggi, e cercare lei stessa di riavvolgere il filo della sua vita. La durezza e le asperità del suo carattere nascondono una fragilità alimentata da un fortissimo senso di colpa sulla sorte di sua figlia Ilaria. La complicità tra nonna e nipote dei primi tempi ha lasciato spazio all’amarezza di un rapporto incrinato, fatto di incomprensioni e frustrazione, dove il temperamento e l’esplosione della personalità tipico dell’adolescenza hanno portato le due a percepirsi sempre più come estranee. Olga, che ha dovuto fare anche da madre, non trovando più la forza di sopportare e levigare le asperità della giovinezza, si è lasciata travolgere e ora teme di non essere riuscita a spiegare alla nipote chi è davvero. Questa lettera dura e commovente, ci pone il tema della difficoltà di comunicazione tra generazioni diverse. In più, ci spinge a riflettere su come spesso crescendo vediamo le figure adulte come mostri da giudicare, pieni di incoerenze e disequilibri ma fatichiamo a porci nei loro panni. Ci sentiamo diversi, più retti e sinceri, e incolpiamo le figure adulte della nostra sofferenza. Olga, però, ci dimostra come la vita sia per tutti una costante contrattazione, con noi stessi e con gli altri. Questo romanzo epistolare però, non si esaurisce nella storia della donna e della sua famiglia. I temi che emergono sono tantissimi e tutti di grande portata. Emerge il tema dell’incomunicabilità tra figli e genitori, il tema dell’educazione e della scolarizzazione che spengono la personalità e spingono ad adottare un carattere socialmente accettato e riconosciuto. Ci si può soffermare a pensare quanto siamo liberi di essere noi stessi e quanto siamo, invece, costantemente sospinti verso l’adozione di un ruolo, che ingabbia il nostro essere. C’è il tema dell’amore, quello puro e controverso, di un genitore per un figlio, fatto di affetto incondizionato e naturale, ma anche insofferenza e sospetto, timore di perdere la propria indipendenza e il proprio io, soverchiato da un altro così ingombrante. E poi, c’è l’amore passionale, che arriva all’improvviso e che non rispetta nessuna convenzione sociale. L’amore che fa commettere azioni deprecabili, ma che fa sentire vivi, e che non sempre rientra nelle maglie delle istituzioni riconosciute. La Tamaro però, trova spazio anche per questionare sul tema della fede. La fede fatta di precetti e regole rigide, visioni introiettate in maniera obbligatoria, e quella che sgorga naturale nei momenti di atroce dubbio. La scrittura di Susanna Tamaro è eccezionale. Questo libro e la forma in cui è scritto ti cattura dalla prima frase sino all’ultima. E’ un viaggio, con la voce narrante e dentro di sé, alla scoperta della cruda realtà e dei nostri tentativi di camuffarla e abbellirla per renderla accettabile agli occhi di tutti, compresi i nostri. 

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