Recensione: Il terzo uomo di Jennifer Di Giovine.
Trama:
In uno dei momenti più difficili della sua vita, Diamante incontra una figura misteriosa, dai tratti indefiniti, che la aiuterà a ricordare quanto sia importante continuare a lottare, anche quando il mondo sembra crollarci addosso. È un “terzo uomo”, un angelo custode, un compagno benevolo e una presenza costante, che la incoraggia a non mollare, anche dopo aver vissuto una perdita tra le più difficili da superare. Non sa come affrontare la sofferenza che prova, né lo stress che la logora se non incolpandosi dell’accaduto e allontanandosi da se stessa e dal suo compagno. Con una narrazione simile a un monologo, la protagonista si rivolge a un bambino mai nato, vivendo i dolori e i dubbi che la spingeranno, attraverso un’intensa esperienza metafisica, a rinascere e a lasciarsi amare dalla vita.
Considerazioni:
Il libro di Jennifer Di Giovine è un dialogo interiore tra una madre e il figlio mai nato. Già dalle primissime pagine si intuisce la paura dell’ignoto, la speranza per il futuro, l’amore sconvolgente di una madre per il proprio figlio e l’intensità del dolore della perdita. Attraverso questa lettura mi sono domandata se inconsciamente la mia paura di avere figli sia dovuta come la protagonista ai miei demoni, provocati da esperienze di vita difficili che mi hanno letteralmente cambiato.
Nel leggere questa frase:
“Chi può davvero biasimare una persona che non si sente pronta a mettere al mondo una piccola creatura che non ha chiesto di essere richiamata dall’etere in cui sta vagando e non è in grado di affrontare un percorso di vita in cui c’è una personcina che dipende completamente e quotidianamente da te? “
Sono rimasta sconvolta perché sembra una frase urlata dalla mia anima spaventata dalla possibilità di essere madre. La scrittura di Jennifer è talmente profonda da far sì che il lettore sia impossibilitato a staccarsi dalla lettura. Ci si immedesima inevitabilmente con la protagonista dalla scoperta dell’essere in dolce attesa al timore di non essere abbastanza, e infine al dolore straziante che mai nessuno dovrebbe provare men che meno una madre: la morte della propria creatura. È difficile esprimere appieno le sensazioni provate durante questa breve ma ardente lettura. La chiave di questo libro è che non possiamo cambiare il corso delle nostre vite per quanto sia difficile da accettare e per quanto disperatamente lo vorremmo. Ci sono prove che mettono in dubbio la nostra fede spirituale e la fiducia nella scienza. Il senso di colpa per non aver fatto abbastanza per proteggere quella piccola vita si impossessa di noi anche se non abbiamo nessuna colpa. Il dolore si dice che fortifichi e che con il tempo scompare, ma è davvero così? Spero che queste parole possano avervi colpito a tal punto da considerare la lettura di questo meraviglioso libro.
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