Recensione: Il Diacono King Kong di James McBride.

Recensione: Il Diacono King Kong di James McBride.

Trama:

Brooklyn, 1969. Il vecchio Sportcoat, goffo e irascibile diacono di una chiesa locale, è anche noto come King Kong, la speciale miscela alcolica dalla quale è ormai inseparabile. Ultimamente sembra più inquieto del solito, ma nel quartiere nessuno si aspetta quello che sta per succedere: un giorno si trascina attraverso il cortile del complesso di case popolari dove vive, tira fuori una calibro 38 dalla tasca e davanti a tutti, alla luce del sole, spara allo spacciatore più temuto, un ragazzino di nemmeno vent’anni. Quali ragioni si nascondono dietro un gesto tanto scellerato? E quali sono le conseguenze sulla vita delle persone coinvolte? La vittima, il carnefice, i residenti afroamericani e ispanici che hanno assistito all’accaduto, i vicini bianchi, i poliziotti locali incaricati di indagare, i seguaci della chiesa di Sportcoat, i mafiosi italiani del quartiere: tutti i membri di questa chiassosa comunità hanno una propria versione da raccontare, mentre le loro esistenze si intrecciano l’una con l’altra nei modi più improbabili andando a formare un quadro vivace ed esilarante che ha come sfondo la vorticosa New York degli anni Sessanta.

Considerazioni:

Questo romanzo di James Mcbride è stato una sorpresa dall’inizio alla fine.
Con la sua scrittura semplice e irriverente Mcbride colpisce il lettore che viene rapito dalla storia del vecchio Diacono King Kong e dei suoi cari amici.
Il libro trasmette senza filtri le difficoltà quotidiane delle Causeway, in un quartiere della periferia di Brooklyn. Nella variegata cornice locale dove convivono bianchi, afroamericani, ispanici, irlandesi e italiani prevale un profondo senso di lealtà e di comunità.
Il quartiere è governato dalle Cinque Famiglie mafiose e il traffico di stupefacenti si insinua in ogni piega della società.
La chiesa Five Ends è un punto di ritrovo attorno al quale vengono smussate le diversità e si plasma il senso di unione degli abitanti. È vissuta da fedeli non convenzionali che suscitano spesso ilarità, soprattutto per via di qualche personaggio eccentrico.
Il carismatico diacono, un ubriacone fatto e finito, sorprende per via della sua assoluta lucidità nel saper cogliere le particolarità delle persone a lui care e nel saperle aiutare.
Nonostante tutti nel quartiere siano certi della sua dipartita per via del King Kong un distillato a cui non riesce a resistere, “Sportcoat” sarà colui che darà una spinta al cambiamento nella vita di alcuni suoi amici.
Il romanzo intrattiene con continui colpi di scena.
L’autore ci regala dei personaggi autentici e divertenti.
Il finale lascia l’amaro in bocca, ma risulta coerente con la storia.
Ringrazio la Fazi Editore per la fiducia e per la copia ricevuta.

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