Recensione: Il ballo di Irène Némirovsky

Recensione: Il ballo di Irène Némirovsky

Trama:

La quattordicenne Antoinette decide di gettare nella Senna tutti gli inviti che la madre, volgare e arcigna parvenue, ha stilato per il ballo destinato a segnare il suo ingresso nella brillante società parigina. È una vendetta, che la ragazza consuma nei confronti della madre. In poche pagine, con una scrittura scarna ed essenziale, l’autrice riesce a raccontare un dramma dell’amore, del risentimento e dell’ambizione.

Considerazioni:

Il Ballo è un romanzo breve da leggere in pochissime ore. Il cuore del racconto è il rapporto conflittuale tra una madre e una figlia che sfocia nella rabbia e nella voglia di vendetta. Le due donne sembrano non riuscire a comunicare e a capirsi, in parte per la distanza generazionale e in parte per i sogni e le ambizioni di entrambe. La madre sogna di fare finalmente il suo tanto ambito ingresso nell’alta società e lo vuole fare organizzando una grande festa: un ballo, a cui invitare tutti i più importanti esponenti della borghesia e della decaduta aristocrazia locale. Il suo è un bisogno di rivalsa nei confronti della sua famiglia e della sua vita fino a quel momento ritenuta poco soddisfacente. In più, aspira a rivivere la sua giovinezza con le passioni e l’ebrezza della vita mondana. La figlia, invece, è una ragazzina di quattordici anni che si sente soffocata e bistrattata dai genitori. Le impongono un’educazione rigida e non prendono in considerazione le sue volontà e la sua personalità. La voglia di emergere, di divertirsi e di aprirsi all’amore la spingono a detestare la figura che più incarna un limite a tutto questo: sua madre. La rivalità tra le due donne si accende, ed è fatta di malcelati sguardi, di tensioni, di punizioni e desiderio di vendetta. La penna di Némirovsky ci attrae con una prosa ritmata, a tratti comica e surreale, con momenti di tensione, seguiti da attesa e quite. E’ attuale il tema dell’incomprensione e della conflittualità tra figli e genitori, e questo breve racconto ci intrattiene e ci fa riflettere. I figli sono persone diverse dai genitori, e solo l’ascolto e la comprensione delle loro inclinazioni può rendere meno arduo guidarli attraverso le fasi della vita. 

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