L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks è un saggio per tutti, che mostra spunti interessanti e racconta storie di animi gentili che nelle difficoltà hanno incontrato qualcuno che ha visto delle possibilità diverse per loro.
Trama:
“E’ un libro che vorrei consigliare a tutti: medici e malati, lettori di romanzi e di poesia, cultori di psicologia e di metafisica, vagabondi e sedentari, realisti e fantastici. La prima musa di Sacks è la meraviglia per la molteplicità dell’universo.” (Pietro Citati)
Oliver Sacks è un neurologo, ma il suo rapporto con la neurologia è simile a quello di Groddeck con la psicoanalisi. Perciò Sacks è anche molte altre cose: «Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia». E anche questo va aggiunto: Sacks è uno scrittore con il quale i lettori stabiliscono un rapporto di tenace affezione, come fosse il medico che tutti hanno sognato e mai incontrato, quell’uomo che appartiene insieme alla scienza e alla malattia, che sa far parlare la malattia, che la vive ogni volta in tutta la sua pena e però la trasforma in un «intrattenimento da Mille e una notte». Questo libro, che si presenta come una serie di casi clinici, è un frammento di tali Mille e una notte – e ciò può aiutare a spiegare perché abbia raggiunto negli Stati Uniti un pubblico vastissimo. Nella maggior parte, questi casi – ma Sacks li chiama anche «storie o fiabe» – fanno parte dell’esperienza dell’autore. Così, un giorno, Sacks si è trovato dinanzi «l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello» e «il marinaio perduto». Si presentavano come persone normali: l’uno illustre insegnante di musica, l’altro vigoroso uomo di mare. Ma in questi esseri si apriva una voragine invisibile: avevano perduto un pezzo della vita, qualcosa di costitutivo del sé. Il musicista carezza distrattamente i parchimetri credendo che siano teste di bambini. Il marinaio non può neppure essere ipnotizzato perché non ricorda le parole dette dall’ipnotizzatore un attimo prima. Che cosa vive, se non sa nulla di ciò che ha appena vissuto? Rispetto alla normalità, che è troppo complessa per essere capita, e tende a opacizzarsi nell’esperienza comune, tutti i «deficit» o gli eccessi di funzione, come li chiama la neurologia, sono squarci di luce, improvvisa trasparenza di processi che si tessono nel «telaio incantato» del cervello. Ma queste storie terribili e appassionanti tendono a rimanere imprigionate nei manuali. Sacks è il mago benefico che le riscatta, e per pura capacità di identificazione con la sofferenza, con la turba, con la perdita o l’infrenabile sovrabbondanza riesce a ristabilire un contatto, spesso labile, delicatissimo, sempre prezioso per i pazienti e per noi, con mondi remoti altrimenti muti. Questo è il libro di un nuotatore «in acque sconosciute, dove può accadere di dover capovolgere tutte le solite considerazioni, dove la malattia può essere benessere e la normalità malattia, dove l’eccitazione può essere schiavitù o liberazione e dove la realtà può trovarsi nell’ebbrezza, non nella sobrietà». L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello è stato pubblicato per la prima volta a Londra nel 1985.
Considerazioni:
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – Oliver Sacks
Nel suo saggio neurologico Sacks racconta di alcuni casi clinici con cui è venuto in contatto durante la sua carriera. L’approccio non è quello del medico interessato solo all’analisi scientifica ma quella di uomo che cerca di capire la persona che si trova davanti a lui. L’autore ascolta, osserva e cerca di cogliere nelle sottili trame delle azioni dei suoi pazienti nuove possibilità. Mosso da una compassione umana e da una curiosità speranzosa cerca di non fermarsi alla cura farmacologica ma di andare oltre, comprendendo quanto i deficit, le turbe o gli eccessi definiscano o meno le vite delle persone che incontra. Anche di fronte a sindromi dure, difficili, che cannibalizzano le personalità dei pazienti, Sacks riesce a vedere l’animo che lotta, che cerca di emergere dalla totalizzazione della sindrome. È necessario riconoscere, sostenere e accompagnare quell’animo che si schiude e che mostra un barlume di essenza non danneggiato. Non sono i test rigidi e generalizzati a mostrare le capacità di ognuno ma l’occhio allenato e la sensibilità. Diversi sono i casi di genio artistico, musicale e matematico che saltano fuori da dove si voleva vedere solo incapacità. E poi, turbe che manomettono la memoria e i ricordi, che sembrano rendere impossibile una vita dignitosa; eppure, ci sono delle compensazioni straordinarie da sostenere e indirizzare per poter dare nuova linfa laddove sembra spegnersi tutto. Emerge in Sacks la volontà di cambiare approccio, di spingersi verso un’integrazione dell’animo, del dramma, dei sentimenti dei pazienti nella cura degli stessi. Possono certe singolarità, bizzarrie e difficoltà essere integrate nella società in maniera attiva e non relegate all’emarginazione?
Alcuni termini usati nel saggio sono ormai desueti per via di una maggiore sensibilizzazione rispetto ai temi delle malattie mentali, e appaiono ormai in contrasto con il nostro modo di riferirci a queste situazioni.
Sacks non annoia mai. Non è un libro per addetti ai lavori o per appassionati del genere. È un saggio per tutti, che mostra spunti interessanti e racconta storie di animi gentili che nelle difficoltà hanno incontrato qualcuno che ha visto delle possibilità diverse per loro. Infine, tutti possiamo ragionare su come certe barriere siano di fatto da abbattere cambiando approccio rispetto ai disturbi mentali.