Fino all’ultima maledetta pietra
Fino all’ultima maledetta pietra di Maurizio Ferrero è un accattivante dark fantasy italiano che si legge con piacere e in poco tempo.
Trama:
Valle d’Aosta, anno del Signore 1354.La miniera di ferro del villaggio di Géantaz sembra destinata alla rovina, da quando una bestia diabolica l’ha eletta suo terreno di caccia. Pettirosso, un misterioso bracciante con un passato da disertore, ha imparato a tenersi in disparte per non farsi scoprire. Quando però il suo vecchio comandante arriva al villaggio per obbligare i minatori a riprendere i lavori secondo la legge di Dio e degli uomini, la situazione si complica. La sua unica possibilità per scacciare la banda armata è quella di creare un sodalizio con Malnata, figlia deforme della strega del villaggio, e trovare un modo di fermare la creatura infernale. Compito non facile, quando ci sono di mezzo negromanzia e rituali pagani. Mentre la bestia continua a mietere vittime e uno stregone selvaggio vaga per i boschi con intenti vendicativi, sua signoria ordina che un colpevole venga impiccato, ma sarà necessario trovarlo prima che le scosse che agitano il Monte Ferreo facciano crollare la montagna sulla cittadina… fino all’ultima, maledetta pietra.
Considerazioni:
La mia ultima lettura è stata Fino all’ultima maledetta pietra di Maurizio Ferrero edito dalla Acheron.
Un dark fantasy di spessore che trasporta il lettore indietro nel tempo, per la precisione in una Valle D’Aosta del 1354. I personaggi principali sono Jean Philippe, Pettirosso e Malnata. Ognuno di loro con una storia diversa si farà apprezzare e odiare allo stesso modo. Pettirosso, ex soldato di sua Signoria, fugge ormai da anni e con sé porta solo il dolore della perdita e l’amarezza di un’esistenza privata dei suoi affetti. È un gran bel personaggio, forte, risoluto, coraggioso ma anche molto sensibile. Malnata, una giovane deforme, vive una vita di privazioni. Nata povera, sfigurata e additata come mostro soffre di solitudine, di mancanza di affetto e prova rancore nei confronti dei suoi compaesani che l’additano come mostro e come strega. Jean Philippe, comandante dei soldati di sua Signoria di Cly, è forse il personaggio più becero del libro, con la sua ossessione verso il suo credo che trasforma a suo piacimento e lo utilizza per dare sfogo alla sua cattiveria e la sua mancanza di umiltà non promette salvezza ai cittadini del villaggio di Géantaz ma anzi morte certa. Mi ha colpito molto questo libro per via dell’accento che pone l’autore sui sentimenti che spingono il genere umano a compiere scelte difficili e in alcuni casi anche incomprensibili dettati dalla cupidigia e molto spesso anche dall’ignoranza. L’ambientazione ben descritta e dall’atmosfera cupa rappresentano appieno il sentimento di solitudine, l’acredine, la paura e il sospetto che circonda la cittadina di montagna. Il mostro che l’autore inserisce mi è sembrato la raffigurazione della nostra coscienza che ci pone o meglio che tenta di metterci di fronte agli sbagli compiuti senza però avere successo.
La conclusione raggiunge il suo apice con la fine brutale ma chiarificatrice per alcuni personaggi tanto da renderlo un finale perfetto.