Recensione: Divorzi di Susan Taubes
Trama:
La storia di Sophie Blind comincia dalla fine: camminando per le strade di Parigi, la donna viene investita da un’automobile e perde la vita. Per lei è quasi una liberazione: da questa prospettiva privilegiata può osservare, rielaborare e intrecciare gli episodi della sua esistenza di adulta e di bambina, di ragazza e di intellettuale. Immigrata in America dall’Ungheria, figlia di uno psicanalista ebreo e nipote di un famoso rabbino conservatore, non crede in Dio né nella psicanalisi. Dopo anni di continui viaggi al seguito del marito, decide di porre fine a un matrimonio ormai soffocante; il marito in questione, filosofo donnaiolo, per tutta risposta le suggerisce di parlarne con l’analista. Mentre tenta di ottenere il divorzio, Sophie cerca anche di scrivere un romanzo, ma è costantemente disturbata dalle ingombranti figure maschili che le gravitano attorno. Nel frattempo ci racconta, con ironia, la storia della sua famiglia sullo sfondo delle vicende storiche ungheresi. Quando, dopo molti anni, tornerà nella sua città d’origine, anche le strade che conosceva non saranno più quelle che lei ricorda: saranno un sogno perduto, distrutto dalla guerra. E la sua sensazione di non appartenere ad alcun luogo ne uscirà ancora più rafforzata.
Considerazioni:
Sophie Blind è una giovane ebrea ungherese che nel ‘39 insieme al padre, fugge dalla sua patria per rifugiarsi negli Stati Uniti. Qui prosegue la sua formazione, e si ambienta anche culturalmente dimenticando totalmente le sue origini. La vita passata in Ungheria non le dispiaceva, ma i problemi che l’affliggono sono dovuti al rapporto incomprensibile tra i due genitori e la mancanza di affetto da parte della madre nei suoi confronti. La vita della giovane viene completamente stravolta dal matrimonio con Ezra e dalla nascita dei tre figli. Questo libro va letto con attenzione, è difficile calarsi nei panni della protagonista per via delle parti oniriche presenti. Questi viaggi introspettivi nel subconscio della protagonista ci fanno comprendere la sua incertezza, la sua rabbia, la sua voglia di rivalsa. Sophie è una donna incompleta, incapace di capire cosa vuole dalla vita, incerta su quale strada prendere. Fin quando un giorno decide che il divorzio è la soluzione ai suoi problemi. Fatica molto ad ottenerlo, ma una volta raggiunto si ha come l’impressione che questa piccola vittoria nei confronti della vita, del marito, del padre e della religione sia comunque poco rispetto allo smarrimento emotivo che prova. La libertà fa sopraggiungere ulteriori domande a un animo costantemente alla ricerca di risposte che difficilmente troverà. All’inizio può risultare una lettura ostica, ma andando avanti e capendo il significato della storia risulta molto piacevole. L’autrice riesce a colpire il lettore con la forza delle sue parole ma anche per il coraggio di persistere che imprime nella protagonista, dandole la giusta forza per non cedere alle difficoltà che la vita gli pone dinanzi. L’invito, rivolto specialmente alle donne, è di continuare a lottare per ottenere la libertà di azione e di pensiero nonostante le critiche della società in cui viviamo che potrebbero modo influenzarci e bloccarci. Lettura consigliata.
Ringrazio la @fazieditore per la splendida collaborazione.